Paolo Mazzacani ha dedicato gli ultimi 7 anni alla musica elettronica più raffina- ta, mescolandola con l’ambient e contribuendo a creare, assieme al socio Luciano Ermondi, uno dei nomi più di culto sulla scena europea: Tempelhof. Ora è pronto a dar vita al suo progetto più intimo e personale: Mèsico.
Intimo per i toni delicati della sua musica, personale perchè tocca le corde più profonde dell’animo e per il moniker scelto, un omaggio al nonno.
“Mèsico era mio nonno, venuto al mondo nel mezzo dell’oceano, sul ponte più misero della nave che riportava in patria la sua famiglia, partita emigrante per il Brasile qualche anno prima.
Era l’inizio del Novecento. Raggiunta l’Italia, lo battezzarono col nome di Guido ma iniziarono presto a chiamarlo Giuàn, Giovanni, come il fratello maggiore che se ne andò adolescente cadendo dalla scala del granaio.
Era un tizio enorme, più largo che alto, forte come un toro, feroce, affamato.
Nel piccolo paese della campagna mantovana in cui divenne uomo, un posto esotico valeva l’altro; fosse Cile o Argentina, Brasile o Messico, appunto, non faceva alcuna differenza, così, eccolo marchiato a vita: Mèsico, con una esse sola, come vuole la spiccia fonetica del poco cerimonioso dialetto padano.
E Mèsico fu mio padre e Mèsico sono anch’io”.
“A Long Betrayal”, questo il titolo dell’album, uscirà il 18 gennaio 2016, pubblicato da Riff Records e Upupa Produzioni e vede la partecipazione di musicisti quali Gionata Mirai (Il Teatro degli Orrori), Stefano Pilia (In Zaire, Afterhours, etc), Daniele e Riccardo Rossi e di Enrico Baraldi (Ornaments) nelle vesti di produttore. Il disco costituisce anche l’esordio discografico nella nuova veste di “solista”.
Per chi ancora non sa cosa aspettarsi quando un musicista di culto della scena elettronica imbraccia una chitarra acustica, la sorpresa sarà grande: ballads brevi ma di un’intensità lacerante, che lascereranno senza fiato.
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